Camminare nel centro de l’Havana vecchia è estremamente rilassante. Niente traffico, le strade e le piazze sono lastricate di pietra, non grandi negozi ma botteghe… Il clima di questi che sono poco più che vicoli è di estrema serenità, la gente sorride, sorride, sorride anche se di motivi per sorridere, in questo strano, unico, inimitabile Paese, non ce ne sono poi molti.
Risale ad un ormai vecchio ma non ancora antico passato, al tempo della dittatura di Fulgencio Batista prima e a quello della “Revolucion” di Fidel Castro poi, la chiusura al resto del mondo di Cuba. Questa, che è la più grande isola dell’area caraibica, potrebbe essere definita come un microcosmo che, incredibilmente, riesce a bastare a se stesso nonostante la carenza di molto di ciò che nel resto del mondo viene ritenuto indispensabile. E così esiste ancora la “libreta”, paragonabile alla “tessera annonaria” del periodo fascista in Italia, mirata alla contingentazione dei generi alimentari da acquistare a prezzo politico e ormai superata nella sua gestione, seppure ancora attiva. Davanti ad alcuni negozi ,“las tiendas”, troviamo esposti
grandi cartelloni con l’elenco dei generi acquistabili e il relativo prezzo, di volta in volta aggiornato secondo le disposizioni statali. Ai Cubani questi quantitativi di generi di prima necessità non bastano ma la loro indole dolce e coraggiosa al tempo stesso fa sì che le condizioni avverse possano essere superate ogni giorno con fatalismo e dignità.
Al turista vengono sempre richiesti, in modo più o meno esplicito, aiuti di qualunque tipo, dai medicinali ai prodotti per l’igiene ma il denaro no, non viene mai chiesto. Piuttosto sarete indotti ad offrirlo in virtù di un comportamento molto cortese ed educato con cui verrà dimostrato il piacere di ospitarvi. E’ bianco e grigio, il centro de l’Havana, lo è nella sua pavimentazione, nelle pareti delle sue case e delle sue chiese. Il bianco e il grigio sono ravvivati dal colore verde intenso delle piante che si trovano esposte qua e là lungo le stradine o nei cortili che ospitano “las casas particulares”, piccoli alberghi a conduzione familiare o nei ristoranti tipici, si tingono del marrone delle foglie del tabacco che tappezzano le botteghe di fabbricazione e rivendita dei sigari, i celebri “Havana” del cui profumo vengono inondate le vie.
Non si può non fare una salto a “La bodeguita del medio”, il piccolo bar dove Hemingway amava sorseggiare un “mojito”, in pieno centro, o al “Floridita”, non lontano dal “Capitolio” (il Campidoglio), dove lo scrittore consumava abbondantemente il celebre “ron” (“rum”) cubano. Al di fuori del cuore della città le strade si allargano e si comincia a vedere qualche mezzo di
trasporto, anche se il traffico è raramente congestionato. Numerose, e tutte da fotografare, le autovetture americane anni ’50, elegantissime e colorate. E così, sotto i vostri occhi, scivoleranno via le mitiche Chevrolet, le Buick, le Dodge, le Cadillac…
Fuori dal centro storico le costruzioni cambiano. Bellissimi edifici di inizio Novecento si alternano a deprimenti palazzi alti e grigi, in stato di evidentissima decadenza. L’Havana è una città fatta di contrasti, ma non farete fatica nel riconoscerla come nostalgica, non chiassosa, direi… gentile. Qualche anno fa, sotto la presidenza statunitense di Barack Obama, si stava aprendo uno spiraglio tra il “mondo occidentale” e l’isola di Cuba. Questo processo di apertura politica si apprestava ad apportare una trasformazione radicale di questa parte di mondo. Da un lato questa era vista come una necessaria e inevitabile entrata di Cuba nella globalizzazione mondiale con notevolissimi cambiamenti nella vita dei Cubani, dall’altro era temuta come la fine di
un’epoca fatta di dolore e privazioni sì, ma di irripetibile poesia. Questo processo si è bruscamente interrotto al termine del mandato presidenziale e ancora lontana appare la possibilità di aprire l’isola al resto del mondo (e non limitatamente al turismo). Sarà la storia a raccontarci come e quando Cuba cesserà di essere quel pianeta anacronistico e affascinante
che abbiamo conosciuto. Comunque vada…Viva Cuba siemp